“Cuba: un anno dopo„

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Venerdi  12 luglio, si è tenuto Los Puros del Martes, incontro tra appassionati di sigari cubani. Si è tenuto di venerdi in quanto avevamo ospiti che venivano da fuori Roma, quindi abbiamo fatto uno strappo alla regola.

E  sono stato molto contento di averlo fatto, lo strappo. Abbiamo riunito il gruppetto, escluso Filippo, che solamente un anno fa, si era recato a L’Avana.

Il gruppo era formato, oltre che da chi scrive, da Massimiliano, Roberto e Filippo, divenuto unico membro non fumatore del MB Elite Rome Cigar Club.

Il buon Filippo, non fumatore, dopo due giorni passati in nostra compagnia, da una tienda de tabaco ad un’altra, ha dichiarato di essersi messo a paro dopo una vita all’insegna dall’astinenza da fumo. E senza neanche aver dato una boccata ad un sigaro.

 Il massimo lo ha raggiunto quando, curiosando in una tienda, ne è uscito con uno humidor nuovo di zecca.

Ma andiamo per ordine. Giugno 2012. Avevo programmato il mio solito viaggio a L’Avana e parlandone durante gli incontri del club, Massimiliano e Roberto si erano mostrati interessati. Il caso ha voluto che, nello stesso periodo, Filippo, un loro grande amico, era a Cuba per assistere un suo cliente.

Cosi, in quattro e quattr’otto, abbiamo sincronizzato le date e fatto i biglietti. Volo per Cuba con soggiorno presso l’hotel Nacional de Cuba. La leggenda cubana.

Io e Roberto abbiamo trasvolato insieme l’oceano. Massimiliano e Filippo per conto loro. Punto di ritrovo, il mitico patio del Nacional.

Siamo arrivati di sera. Lo spettacolo che offre il giardino del Nacional è unico al mondo. Un posto fuori dalla realtà.

La brezza marina che ti accarezza la faccia. Le luci del Malecon che si perdono in direzione del Prado. L’odore elegante di un sigaro che  brucia in lontananza, ti saluta facendoti l’occhiolino. La musica tradizionale cubana, con i suoi brani ascoltati infinite volte, ti avvolge con affetto.  Tutte le volte è cosi.  Per te che è la prima volta che vai e per chi, come me,  si sente oramai uno di casa.

Questo è stato il mio primo ricordo di quel viaggio, venerdi sera, mentre tutti accendevamo un robusto.

Dopo cinque minuti, Roberto racconta l’aneddoto  che vede protagonista  Guillermo ed il suo taxi, una Fiat 124 azzurra.

Guillermo lo avevamo conosciuto una sera che dovevamo recarci dall’hotel Nacional alla Plaza de la Catedral. Come sempre accade, si instaurò un rapporto di finta amicizia tra noi e Guillermo. Finta perché in fin dei conti, a noi serviva un mezzo di locomozione, a lui il nostro dinero. Quindi, tra una risata e un’altra, diventammo pseudo amici di Guillermo.

Cosi quando decidemmo di andare una giornata al mare a Santa Maria, località balneare poco fuori de l’Avana, chiamammo Guillermo per farci trasportare. Concordammo il prezzo e partimmo.

In prossimità della zona degli impianti sportivi, sull’autopista che portava al mare, la vettura sulla quale viaggiavamo venne fermata da un poliziotto motociclista, fermo ai bordi della strada.

Il povero Guillermo frenò ma i freni o quel poco che ne rimaneva del 124, fecero fermare  l’auto dopo duecento metri. Da qui la necessità di coprire la stessa distanza, stavolta in retromarcia.

Mentre Guillermo discuteva con il poliziotto, noi sparavamo ipotesi su quello che si stavano dicendo. Dopo quindici minuti di trattativa, Guillermo tornò in auto. Ma non era più lui.

L’hombre latino col sorriso malizioso e la voglia di vivere spensierato erano svaniti. Al suo posto c’era un uomo accigliato e taciturno.

Dopo dieci minuti di mutismo assoluto, Guillermo ci raccontò che era stato multato per eccesso di velocità. Tutti cercammo invano, di ricordare dove poteva essere stato istallato l’autovelox. Poveri ingenui.

Guillermo ci disse che il poliziotto aveva deciso a naso, o meglio a vista, che lui correva troppo. Fine dell’aneddoto.

E giù risate. Ma attenzione. Le nostre risate non erano riferite alla disavventura del povero Guillermo. Ma agli splendidi ricordi che Cuba ci aveva lasciato. Il nostro ridere, era un modo di comunicare la nostra voglia di tornare alla Grande Isla. Le nostre risate, forse nascondevano una frustrazione per non poter tornare subito.

Guardavo le facce di Massimiliano e Roberto, i loro occhi. Ogni boccata al sigaro era un nuovo ricordo cubano.  Una boccata e tornava in mente il pollo mangiato alla birreria della Plaza Vieja. Un’altra boccata, ai sigari del Conde de Villanueva. Un’altra ancora, a Milagro, torcedora de La Casa del Habano dell’Hotel Nacional.

A turno, Massimiliano, Roberto ed io pronunciammo la stessa frase:”certo che un viaggetto a Cuba….”

Buon fumo amigos.

-Massimo Busciolano-

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